Nato a Regalbuto il 16 agosto 1901; morto a Roma il 18 settembre del 1984. Uomo politico e pensatore della sinistra italiana. Fu una tra le figure più note della Resistenza e del Socialismo italiano, nel quale Lombardi divenne la guida dell'ala progressista e di "sinistra".
Nato da una famiglia di tradizione cattolica, i suoi orientamenti si manifestarono prestissimo. Studiò ingegneria all'Università di Catania, poi al Politecnico di Milano; e in questa città trasferì la sua residenza ufficiale per il resto della sua vita. Nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d'Azione e del giornale clandestino "Italia Libera". Dopo la seduta del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio 1943 che decretò la caduta del governo Mussolini, firmò il patto costitutivo del C.L.N., rappresentando il suo partito nel C.L.N.A.I. (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia). Quando si trattò la resa della R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana), nel palazzo dell'Arcivescovado di Milano, nella delegazione del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale), che intavolò trattative dirette con Benito Mussolini, c'era anche Riccardo Lombardi. Ci piace ricordare a proposito di questo incontro col dittatore la frase che Riccardo Lombardi riferì a Cadorna dopo aver visto il duce ormai stanco e rassegnato: "In fondo (Mussolini) mi fa una grande compassione"; in queste parole c'è tutta l'umanità dell'uomo politico regalbutese. Subito dopo la liberazione di Milano egli fu nominato prefetto per la provincia lombarda. Si insediò all'alba del 26 aprile e tre giorni dopo spiccò un mandato di cattura contro Pirelli, Donegani e Marinotti, per "collaborazione con il nemico". Quando seppe che a piazza Loreto erano esposti i corpi di Mussolini, di Claretta Petacci e di alcuni gerarchi che erano stati fucilati dai partigiani, rifiutò di andare sul posto e diede ordine che quei cadaveri venissero immediatamente rimossi. Fu ministro dei Trasporti nel primo Gabinetto De Gasperi (10 dicembre 1945). Aveva ricoperto anche la carica di segretario nazionale del Partito d'Azione finchè il partito non si sciolse e una parte di esso, capeggiata da Riccardo Lombardi, confluì nel P.S.I. (1947). Fu in questo periodo che egli assunse anche la direzione dell'"Avanti".
Riccardo Lombardi fu deputato alla Costituente e rieletto deputato nelle elezioni del 1948; da allora fu sempre rieletto fino al 1983. Fece parte di varie commissioni alla Camera dei deputati, di cui fu più volte vicepresidente. Insieme con Sandro Pertini e Jacometti capeggiò l'ala autonomista del Partito socialista e fu allora che si rivelò il più deciso combattente contro il patto di unità di azione con i comunisti. Durante il centrosinistra egli fu il teorico ufficiale della programmazione economica del P.S.I.. Successivamente, quando alla Camera non venne approvata la legge sulla cosiddetta "cedolare secca", Lombardi fu il primo a denunciare pubblicamente il fallimento del centrosinistra che, secondo lui, non era più in grado d'esprimere, dopo la nazionalizzazione dell'energia elettrica, una volontà riformatrice adeguata alla necessità della situazione italiana. Da quel momento rifiutò sempre incarichi di governo. Nel P.S.I. Lombardi, che fu sino alla fine membro della direzione, divenne costantemente portavoce della sinistra del partito, muovendosi da allora su un'altra prospettiva, che lo manterrà comunque sempre in una posizione marginale sia nel suo partito sia all'interno del movimento operaio nel suo complesso, divenendo sempre più la voce di una minoranza lucida e fastidiosa. Il suo rigore morale e la sua lucidità intellettuale, riconosciuti da tutta la classe politica italiana, affascinava i giovani, suscitando amore e rispetto. Già da tempo affetto da fibrosi polmonare, con insufficienza respiratoria cronica, la crisi mortale lo sorprende nel suo modestissimo appartamento di Monteverde Vecchio. Trasportato prima all'ospedale S. Camillo e poi di corsa, in auto, alla clinica "Mater Dei". Verso le tre del pomeriggio dalla stanza 101, dove Lombardi è ricoverato, esce la moglie Ena annunziando che il cuore del vecchio leader s'è fermato. In occasione dei suoi funerali, celebrati a Roma giovedì 20 settembre 1984 alle ore 15 in piazza Augusto Imperatore, il P.S.I. affisse, in tutta Italia, una sua frase che forse lo riassume: "è socialista quella società che riesce a dare a ciascun individuo la massima possibilità di decidere la propria esistenza e di costruire la propria vita".
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