Vito Catania
Nato a Regalbuto il 24 luglio 1901, si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Catania nel novembre del 1919. Ancora studente frequentò, come alunno interno, l'Istituto di Anatomia normale umana dell'Università di Catania e si interessò allo studio della tecnica istologica, della dissezione anatomica e dell'istologia normale umana, raggiungendo una così grande perizia da poter poi intraprendere in tali campi delle ricerche del tutto originali. Nel 1923 partecipò al Congresso della Soc. Ital. per il Progresso delle Scienze, tenutosi a Catania, e vi presentò il suo primo lavoro: Il plesso del ganglio sottomascellare ed il sito ramo faringeo nell'uomo e nei mammiferi. Subito dopo pubblicò un suo secondo lavoro dal titolo: Il comportamento dei nervi cutanei dorsali del piede. Studente al quinto e sesto di medicina, si interessò maggiormente alle ricerche batteriologiche, biologiche, ematologiche ecc. In questi due anni gli fu conferita la borsa di studio Capparelli: la sola esistente in quell'epoca nell'Università di Catania. La sua tesi di laurea sulla struttura della parete dell'esofago nell'uomo, ottenne un premio speciale della Fondazione Rockfeller.
Si laureò in medicina e chirurgia l'otto luglio 1925 con voti 110 su 110 e la lode. Nello stesso anno, su proposta del prof. Salvatore Citelli, fu nominato assistente per l'anno 1925-26 nella Clinica Otorinolaringoiatrica dell'Università di Catania. Sempre nel 1925 portò a compimento due memorie: Sui neuroblastomi del simpatico toracico, e Sulla struttura del follicolo secondario del nodulo linfatico nell'anello di Waldeyer e nell'appendice vermiforme dell'uomo morto per malattia I risultati di queste ricerche determinarono un rigoglioso rifiorire di studi sulla struttura e sulla funzione delle tonsille e rappresentarono l'indispensabile premessa per la determinazione di una nuova entità oncologica: quella dei tumori delle cellule del reticolo del tessuto linfatico tonsillare.
Dopo essersi trasferito a Roma, fu nominato assistente volontario presso la Clinica Otorinolaringoiatrica dell'Università di Roma per l'anno 1927-28, ottenendo poi la conferma per l'anno successivo. Durante questi due anni scrisse altre due importanti memorie: Su una speciale combinazione di basalioma della lingua con persistenza del dotto linguale; Su un tumore del rinofaringe a struttura di cellule reticolari. Con queste ultime memorie gettò le basi per lo studio di una nuova entità tumorale e le sue conclusioni vennero accettate dagli Otoiatri e dai Patologi italiani, determinando un nuovo e maggiore impulso agli studi e alle ricerche sull'argomento. Nel maggio del 1933 passa dalla Clinica Odontoiatrica all'Istituto Superiore di Odontoiatria "Giorgio Eastman" come aiuto effettivo del reparto di conservativa. Nel 1936 gli furono attribuite funzioni di primario nello stesso istituto. Una prima memoria, Sull'innervazione dei denti nell'uomo, ottenne il premio Coulliaux nel 1932; ad un'altra, Sul comportamento dell'apparato dentario e delle ossa mascellari nelle carenze vitaminiche e di sali minerali fu conferito il premio Rovida nel 1934. Il 21 gennaio del 1935 fu abilitato alla libera docenza di Odontoiatria e Protesi dentaria. Nel 1936, su proposta del rettore dell'Università di Messina, gli fu assegnato l'incarico dell'insegnamento ufficiale di Clinica Odontoiatrica in quella stessa Università per l'anno 1936-37. Fu confermato nell'incarico per i tre anni successivi. Rinunciò volontariamente all'insegnamento in seguito agli eventi bellici. In seguito, con la sua pubblicazione dal titolo: Sulla distribuzione del connettivo reticolato nella polpa del dente umano, formulò una nuova concezione sulla istagenesi della dentina. Pubblicò inoltre un Contributo alla conoscenza dell' epulide giganto-cellulare e fibro-osteoide. Il 23 gennaio del 1941 fu confermato definitivamente nella docenza in odontoiatria. Nell'anno accademico 1946-47 svolse un corso di "Farmacologia, Anestesia odontoiatrica ed istopatologia" presso la Scuola di Perfezionamento in Odontoiatria e Protesi dentaria nell'Università di Roma, dove continuò ad insegnare sino al 1955. Nel gennaio del 1950 fu nominato Vice Presidente dell'Accademia Stomatologica. Partecipò a numerosi Congressi regionali, nazionali ed internazionali tra cui al Congresso internazionale dell'Associazione dei Medici dentisti, tenutosi a Vienna nel settembre 1951, dove pronunziò una prolusione sullo studio delle Terminazioni nervose e cellule nervose nella polpa dei denti di latte. Nello stesso anno divenne socio onorario della Società dei Medici Dentisti Austriaci.Morì a Roma il 10 agosto 1981.
Carmelo Cordaro
Nacque a Regalbuto il 15 luglio del 1874, in "assai povera casa". Trascorse l'infanzia con la madre, il fratello maggiore Mario e con gli zii materni. Frequentò le scuole primarie nel paese natale e successivamente, insieme col fratello si recò a Catania per frequentarvi la scuola tecnica. Diplomatosi, si adattò a fare il copista presso lo studio d'un avvocato pur di proseguire negli studi classici da lui sempre vagheggiati. Autodidatta, conseguì da privatista la licenza liceale, s'iscrisse quindi alla Facoltà di Lettere dell'Università di Catania, frequentandola per due anni (1898-1900), e dove conobbe Concetto Marchesi ed ebbe come maestri Mario Rapisardi, Vincenzo Casagrandi, Mario Sabbadini, Alessandro Olivieri. Sono di questo periodo i suoi primi versi, il poemetto Dafniade e un piccolo Canzoniere, edito nel maggio del 1898. Dopo un breve soggiorno a Tunisi e a Malta si trasferì a Firenze dove si iscrisse al R. Istituto di Studi Superiori pratici e di perfezionamento e alla scuola di magistero per la sezione letteraria. Ottenuta la laurea in lettere il 14 luglio dello stesso anno, insegnò presso il Convitto Nazionale di Firenze, dove conobbe Giuseppe Lombardo Radice. Dal 1904 al 1908 insegnò nel Ginnasio Comunale "G. Carducci" di Volterra; sono di quegli anni la sua monografia su Anton Maria Salvini e la nomina ad accademico ordinario dell'Accademia dei Sepolti di Volterra e di socio dell'Accademia Latinitatis excalendae di Parigi. Nel 1908 pubblicò a Firenze sessanta Epigrammi; successivamente, passato per concorso nei Ginnasi governativi, fu sottoposto ad una serie continua di trasferimenti da una città all'altra, come d'altronde esigeva il curriculum dei professori di allora. Nel 1919 partecipò al "Concorso speciale" per le grandi sedi e lo vinse, tuttavia non riuscì ad appagare il suo desiderio di trasferirsi in una grande città per l'insufficienza di cattedre disponibili. Nel 1924 gli fu assegnata la sede di Faenza dove rimase per il resto della sua vita e dove videro la luce le sue opere più importanti: Il Poema Sicano nel 1928, Il mio Canzoniere nel 1930, e il "poema rusticale" Zorina nel 1934. Collocato a riposo il 16 ottobre 1939 gli fu decretata la nomina a "Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia". Morì il 15 luglio del 1954, nel giorno del suo ottantesimo compleanno, e fu sepolto nel Cimitero dell'Osservanza di Faenza.
Andrea del Guasto
Nacque a Castrogiovanni, oggi Enna, il 16 agosto 1534. Chiamato ben presto alla vocazione religiosa, il giovane Andrea incominciò a cercare la solitudine per perfezionarsi nella virtù. Abbandonatala sua famiglia e la città natale, andò a ritirarsi nell'eremo di P. Filippo Dulcetto presso Judica. Ivi passò molti anni, sotto la direzione di P. Matteo Rotolo, ad esercitarsi nella penitenza e nella meditazione. Fu in questo eremo che Andrea del Guasto ebbe l'idea di fondare la Congregazione degli Agostiniani Riformati, e di farsi lui stesso agostiniano. Per realizzare questa sua aspirazione fu costretto a fare molti viaggi a Roma per perorare la sua causa presso il generale dell'Ordine degli Agostiniani P. M. Tadeo da Perugia. Ottenuto dal Papa un primo decreto d'approvazione il 2 febbraio del 1579, prese alfine l'abito, insieme a dodici suoi compagni, nel convento di Catania dalle mani del P. M.F. Melchiorre Testai di Regalbuto il 22 maggio del 1585. Indossato l'abito, il Guasto si portò, coi suoi seguaci, presso Centuripe dove fondò il primo eremo; quindi si trasferì a Regalbuto, presso l'eremo di S. Antonino Abate, dove visse sino alla fine dei suoi giorni. Finito l'anno di esperimento prescritto dalla regola agostiniana, il primo novembre del 1586 Andrea, coi suoi compagni, prese definitivamente i voti. Morì, in odore di santità, nell'eremo di S. Antonino in Regalbuto il 7 settembre del 1619. Rispettando l'estrema volontà del sant'uomo, i monaci seppellirono il suo corpo nello stesso eremo. In seguito, dietro l'interessamento di padre Giuseppe Campione, la salma fu, il 26 maggio del 1918, solennemente traslata in città nell'antica chiesa di S. Agostino e successivamente, presenti le Autorità cittadine, il 13 novembre del 1927, nell'attuale Chiesa di S.Agostino in S. Giovanni Battista: ultima sede degli Agostiniani nella nostra città, prima del loro definitivo allontanamento.
Epifanio Guarneri
Nacque a Regalbuto nel 1699. Abate dell'ordine di S. Basilio; fu educato nel monastero del SS. Salvatore di Messina, allievo del brande erudito Domenico Fazzini. Di lui Vito Amico dice: "è vivente Epifanio Guarneri abate dell'ordine di S. Basilio, a pochi oggi secondo nella eccellenza dell'ingegno e la felicità della memoria, uomo di grandi lettere, versatissimo nelle sacre sanzioni della chiesa, nella storia universale, e nelle questioni teologo-morali; esimio pel candore della vita e dell'animo, e presentato coi primi al re per la promozione al vescovado". Consultore dei Principi Corsino, Viafuille e del Cardinale Cusani presidente del Regno, della R. Monarchia, del S. Ufficio, della R. Camera, fu amico di Mons. Testa, di Mons. Ventimiglia. Intrattenne un ricco carteggio con Ludovico A. Muratori (da un manoscritto della Chiesa Madre). Lo Scinà scrive di lui: "Ci avea in quei tempi dè sommi uomini, che oltre alla turba innalzandosi indicavono e cogli insegnamenti, e colle opere il diritto sentire a degnamente imprendere la sana teologia, e tra questi massimamente ricordar si possono il Guarnera da Regalbuto... Epifanio Guarnera, abate basiliano, eccellente era d'ingegno, feroce di memoria, delle cose positive studiosissimo. Molto avanti si conoscea della lingua greca e della storia, delle cose teologiche, di ogni ecclesiastica erudizione... Sebbene egli avesse scritto molto, pure pochi manoscritti di lui ci sono rimasti, ma grande fu il vantaggio, che recò ammaestrando, e all'ordine basiliano, ed agli altri, che solleciti furono di consigliarlo". Morì a Troina nel 1771.
Pietro Maccarrone
Medico e filosofo, autore dei "Responsi Medici"; esercitò una brillante e lunga carriera nella città di Palermo, di cui, per privilegio, fu eletto cittadino. La sua opera si distinse in occasione della peste che colpì la capitale siciliana nel 1579. Morì nel 1630.
Vincenzo Pernicone
Nato a Regalbuto il 31 maggio 1903. Iniziò gli studi medi ad Adrano, successivamente si iscrisse al liceo "N. Spedalieri" di Catania dove si diplomò nel 1922. Iscrittosi alla Facoltà di Lettere dell'Università catanese (dov'ebbe come docenti Attilio Momigliano e Mario Casella), passò poi, col suo compagno di studi liceali ed amico Salvatore Battaglia (il curatore del Grande Dizionario della Lingua Italiana), alla Facoltà di Lettere di Firenze per seguire i corsi di maestri insigni come Michele Barbi, Guido Mazzoni, Giorgio Pasquali, Luigi Foscolo Benedetto e Giuseppe De Robertis. Dottoratosi nel 1926 con una tesi di laurea sul Filostrato boccacciano, relatore Mario Casella, dal 1935 al 1937, insegnò nell'Istituto Magistrale "A. Vannucci" di Pistoia. Quindi fu incaricato di Filologia romanza nella Facoltà di Lettere di Pisa nel 1938-1939, dal 1939 al 1942 insegnò la stessa materia e poi Lingua e letteratura italiana nella Facoltà di Magistero di Firenze. Nel 1942 gli fu assegnata la cattedra di Lingua e letteratura italiana nella facoltà di Magistero dì Torino. Fu condirettore del Giornale Storico della Letteratura Italiana dal 1949 al 1958. Nel 1957 passò all'Ateneo di Genova, dove assunse la cattedra di Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia. Dal 1958 al 1970 fu il primo Direttore dell'Istituto di Letteratura Italiana, che organizzò e promosse sino alla fine della sua carriera. Fu collocato fuori ruolo nel 1973. Moriva in Genova la sera del 28 febbraio del 1982. La salma, traslata nel paese natio, giace ora nel cimitero di Regalbuto. Studiò a lungo Boccaccio e Dante. Per il primo ha curato con straordinaria acutezza critica , già negli anni trenta, due accurate edizioni laterziane del Filostrato e Ninfale Fiesolano, 1937; l'Elegia di Madonna Fiammetta, con le chiose inedite, 1939, corredate da saggi a carattere criticodocumentario, ecc. Quanto a Dante, il Pernicone considerò, sempre negli anni Trenta, problemi d'attribuzione di varie rime (Intorno all'attribuzione del sonetto E non è legno a Dante, in Studi danteschi XXVII, 1943; Dante e lo "stil novo" di Cino da Pistoia in "Bullettino storico piemontese", XXXIX, 1937), che lo portarono anni dopo, a una nuova edizione critica di parte delle rime dantesche. Altri fondamentali apporti di carattere filologico Vincenzo Pernicone offrì negli anni Quaranta e Cinquanta con la pubblicazione del Trecentonovelle del Sacchetti (Sansoni ed. Firenze, 1946), che veniva a completare uno studio precedente fatto sullo stesso autore (Fra rime e novelle del Sacchetti, Firenze 1942). Ha scritto inoltre, con rara competenza, di molti altri argomenti con la serietà e il senso della misura che erano propri dell'uomo oltre che dello studioso.
Gundisalvo Picardi
Laureatosi giovanissimo, divenne bibliotecario della Università di Catania, poi Rettore del Liceo Palermitano e Moderatore degli studi; insegnò tra l'altro nell'ex Collegio dei Gesuiti di Regalbuto, e pure suo fu il discorso inaugurale in occasione della riapertura al pubblico della chiesa del Carmelo nella sua città natale.